RISULTATI

I risultati di Geneo

Nelle 9 Aree selezionate sulla base del rischio oncologico (alto, intermedio e basso rischio) la valutazione della biodisponibilità nel suolo dei diversi contaminanti non ha rivelato una correlazione diretta e significativa tra situazione epidemiologica e contaminazione del suolo. Diversamente dalle attese, invece, si è riscontrato in quasi tutte le 9 Aree, ed a prescindere dallo stato epidemiologico di ognuna di queste, una significativa presenza di alcuni contaminanti, quali l’Arsenico, il Berillio e, in misura minore, il Vanadio. La presenza e la concentrazione di questi metalli pesanti rivelano uno stato di contaminazione del suolo assolutamente non compatibile e non atteso per aree verdi. Per quanto riguarda l’Arsenico e le sue possibili sorgenti, è importante ricordare che la ricerca di pesticidi in tutte le 9 aree verdi è risultata negativa. L’analisi delle diverse diossine, furani e PCB, pur rivelando valori ampiamente nei limiti di legge, sembrano svelare possibili sorgenti di contaminazione, meritevoli di approfondimento. Infine, i test di ecotossicologia, ed in particolare quelli di genotossicità dei suoli, pur escludendo gravi situazioni di contaminazione, hanno rivelato in alcune aree (vedi, ad esempio, i test dei micronuclei in Cutrofiano, Giuggianello e Botrugno) una possibile correlazione tra inquinamento ambientale e situazione epidemiologica della popolazione.

Relazione Dott. Calisi
Relazione Laboratorio Alfa

Discussione

Volendo ricercare una possibile correlazione tra la situazione epidemiologica di un territorio con lo stato di inquinamento delle matrici ambientali, riteniamo fondamentale considerare i lunghi tempi di tutti i processi di cancerogenesi (a volte, molti decenni!). In altre parole, il dato epidemiologico che oggi riscontriamo è conseguenza di una o più cause di tumore che hanno agito molti anni prima. Ne consegue, altrettanto, che un grave stato di inquinamento del suolo riscontrato oggi produrrà i suoi effetti epidemiologici tra molti anni. E’ evidente pertanto che le criticità epidemiologiche emerse in provincia di Lecce negli anni 2000-2010 (tumore del polmone maschile e tumore della vescica nel Centro-Sud del Salento) sono stati effetto di processi di cancerogenesi iniziati negli anni ’70 –’80. Processi che verosimilmente stanno attenuandosi o esaurendosi, alla luce dell’attuale apparente inversione di tendenza della curva di mortalità per quegli stessi tumori. Indubbiamente, situazioni storico-sociali ed ambientali operanti alla fine del secolo scorso si sono modificate, producendo l’attuale modulazione epidemiologica. Che, purtroppo, vede il Salento perdere l’antico gap virtuoso che ci aveva contraddistinto rispetto al Nord, mentre raggiunge l’omologazione alla media nazionale. La gravità della situazione epidemiologica attuale è sicuramente la conseguenza delle modificazioni subite dall’ambiente salentino negli ultimi 20 - 40 anni. Lo studio GENEO ha rivelato l’attuale preoccupante stato di contaminazione del suolo (aree verdi) in molte parti del Salento: ciò fa temere un ulteriore peggioramento della situazione epidemiologica nel prossimo futuro. Pertanto, alla luce delle ben note emergenze ambientali gravanti nel nostro territorio, e sulla scorta della normale prassi seguita in tante altre Regioni del Nord, riteniamo non più rinviabile un intenso e costante monitoraggio ambientale (in particolare, del suolo, matrice-memoria di ogni inquinamento), a salvaguardia della salute delle popolazioni e per una corretta e sostenibile pianificazione dello sviluppo del territorio. Riteniamo altresì inderogabile che le Istituzioni preposte si attivino quanto prima e con il massimo impegno, al fine di individuare le possibili sorgenti del grave inquinamento dei suoli da noi riscontrato, e predisporre quindi gli opportuni interventi tecnici, amministrativi e politici.