Il test dei micronuclei viene utilizzato per valutare eventuali alterazioni e danni al DNA provocati da contaminanti chimici ambientali. Esso è stato applicato a cellule di liquido celomatico.
I tipi di mutazione che possono contribuire alla formazione dei micronuclei includono:
mutazioni alle proteine del cinetocoro e ai centromeri che possono provocare un’ineguale distribuzione dei cromosomi nell’anafase;
irreparabili danni al DNA indotti da agenti genotossici che possono provocare frammentazione cromosomica.
I micronuclei hanno forma rotondeggiante o ovale, non sono legati o connessi ai nuclei principali.
I criteri per l’identificazione dei micronuclei sono:
valutazione solo delle cellule intatte;
la colorazione dei micronuclei deve avere la stessa intensità del nucleo principale;
devono essere rotondi o ovali;
non devono essere frammentati;
non devono essere più lontani di 4 volte la misura degli assi del nucleo.
I campioni positivi avranno una frequenza dei micronuclei superiore al 5‰. I valori finali ai fini statistici sono calcolati considerando medie di 30 campioni singoli per sito.
La misura della frequenza dei micronuclei su linee cellulari viene utilizzata come indicatore dei danni al DNA indotti da agenti fisici e chimici (Bolognesi et al., 1999, 2004).
I risultati presentati sono stati ottenuti seguendo la metodologia descritta in:
Ecotossicologia
